In tutte le culture, nel corso della storia, è difficile considerare l’educazione come un potenziale ostacolo per l’autonomia e la libertà di scelta dei bambini, con conseguenze che possono influenzare anche la loro vita da adulti. Tuttavia, le esperienze educative, i percorsi di consulenza e orientamento pedagogico ci mostrano che le difficoltà affrontate durante l’istruzione possono portare a deviazioni, più o meno manifeste, nella crescita personale e professionale, nelle relazioni e nelle esperienze affettive. Come sosteneva Françoise Dolto, un’importante psicoanalista e pedagogista, l’educazione della prima infanzia è indelebile, sia in senso positivo che negativo.
Anche se le teorie pedagogiche più datate, che consideravano lo studente come una “tabula rasa”, sembrano superate, continua a persistere l’idea che i bambini siano incompleti o imperfetti, necessitanti di correzione e modellamento per conformarsi a ideali esterni. È fondamentale riconoscere che ogni bambino è unico, e questa unicità spaventa spesso l’adulto, poiché il singolo rappresenta un elemento di distinzione nel mondo.
Quando ci confrontiamo con l’orientamento e l’educazione degli adulti, notiamo come gli errori educativi vissuti in infanzia si riflettano nelle scelte professionali, relazionali e affettive degli individui. Pertanto, il nostro lavoro svolge una funzione preventiva per i bambini e una funzione di cura per gli adulti, che necessitano di rivedere il proprio percorso educativo per correggere eventuali errori e ritrovare i propri obiettivi. Quando una teoria ricevuta si insinua nella mente di una persona, è spesso difficile per quest’ultima riconoscerne l’impatto disorientante sulla propria vita. Le teorie, infatti, si diffondono tra gli individui come un virus, tanto che la loro origine e il loro valore critico vengono spesso dimenticati. Solo attraverso un processo di orientamento soggettivo, guidato da chi ha già intrapreso questo percorso, si può iniziare a mettere in discussione tali teorie.
Il bambino, e in verità ognuno di noi, non è mai un semplice teorico, ma vive nel concreto, nell’oggi. Il gioco, che potrebbe sembrare un’attività leggera, è in realtà un modo serio attraverso cui ogni bambino apprende e si sviluppa, sempre in cooperazione con altri. È interessante notare come questa attitudine di condivisione e collegialità possa perdersi in età adulta, spesso a causa di figure autoritarie che ostacolano o non supportano il pensiero e il desiderio del bambino, deviano così il suo naturale orientamento verso il piacere e la realizzazione personale. L’educazione autoritaria può dunque generare frustrazione e bloccare la capacità del soggetto di perseguire i propri sogni e desideri. In particolare, i bambini con tratti ossessivi spesso provengono da contesti educativi rigidi, dominio di un adulto che non ha affrontato i propri conflitti interiori.
L’educazione, così come è spesso concepita, può trasformarsi in un problema invece che una risorsa. Per trasformarla in un’opportunità, è necessario ripensarla come un processo formativo quotidiano, costruito attraverso relazioni ricche e significative. Come affermato dallo psicoanalista Giovanni Sias, il miglior insegnante non è colui che spiega bene, ma chi impara e scopre insieme ai suoi allievi, condividendo il percorso della conoscenza.
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