La partita IVA è spesso fondamentale per poter entrare compiutamente nel mondo del lavoro. Ecco le regole da seguire per i professionisti.
L’apertura di una partita IVA è una decisione cruciale che molti professionisti e imprenditori affrontano nel corso della loro carriera. Si tratta, evidentemente, di qualcosa che incide sulla nostra posizione economica e fiscale. Ma non solo. Si tratta di un gesto che segna forse anche un cambiamento di vita. Quello che va dall’età giovanile a quella più adulta, con l’immissione nel mondo del lavoro. Ma quante volte si può aprire e chiudere la partita IVA nel corso della propria vita lavorativa? C’è un limite? Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Molti scherzano sul fatto di dover necessariamente conoscere a memoria il proprio numero di partita IVA. Sicuramente, possiamo dire che la partita IVA sia l’alleata principale dei liberi professionisti, quello strumento fondamentale per poter essere effettivamente indipendenti economicamente. Pur scegliendo ciascuno gli orari e le modalità di lavoro da perseguire. La partita IVA offre l’opportunità di aumentare i propri guadagni. È chiaro che bisogna davvero sgobbare, perché si è artefici del proprio destino, non potendo contare su uno stipendio fisso a fine mese.
Quante volte si può aprire o chiudere una partita IVA?
Una delle principali difficoltà per chi apre la partita IVA è la gestione delle responsabilità fiscali e amministrative. Questo include la compilazione delle dichiarazioni dei redditi, il pagamento delle tasse e la gestione della contabilità. È spesso necessario affidarsi a un commercialista per evitare errori e sanzioni. Cosa cui vi rimandiamo anche rispetto al tema di cui ci occuperemo oggi. C’è un limite per l’apertura e la chiusura di una partita IVA nel corso di una carriera professionale?
Per chi decide di aprire una partita IVA, il regime forfettario può rappresentare una scelta vantaggiosa. Questo regime fiscale prevede una tassazione agevolata e semplificazioni contabili per i professionisti e le piccole imprese con un fatturato annuo non superiore a 85.000 euro (soglia 2024). Le aliquote sono ridotte e non si è soggetti all’IVA, rendendo più semplice la gestione fiscale.
Non possono accedere al regime forfettario contribuenti che operano sotto regimi speciali IVA, come agricoltura, pesca, editoria, e altri specifici settori, non residenti in Italia, chi partecipa a società di persone, associazioni professionali, imprese familiari, o controlla società a responsabilità limitata con attività economiche simili a quella della partita IVA individuale. Esclusi anche coloro i quali hanno percepito nell’anno precedente redditi di lavoro dipendente superiori a 30.000 euro, salvo che il rapporto di lavoro non sia cessato.
Per accedere al regime forfettario, un contribuente deve rispettare alcuni requisiti fondamentali. Se presenti, le disposizioni vigenti non prevedono limiti all’apertura e alla chiusura di una partita Iva forfettaria nel corso della propria vita lavorativa e professionale.