La tassa di soggiorno imposta ai turisti potrebbe raggiungere cifre ragguardevoli. Ecco quali e a chi è indirizzata.
La tassa di soggiorno è stata reintrodotta nel 2011 dopo la sua abolizione risalente a 20 anni prima. Per applicarla, i comuni interessati devono effettuare una delibera. In Italia, alcune delle città di maggior richiamo turistico che la adottano sono: Milano, Roma, Firenze e Venezia. Ma a quali vette potrebbe giungere la quota tanto odiata dai turisti?
L’Italia è una meta turistica molto amata da tutti gli stranieri che restano ammirati dalla ricchezza del nostro patrimonio artistico, dalla bellezza delle città, dal clima e dalla magnifica cucina. C’è un unico neo in questo quadro: la tassa di soggiorno. Ecco a quale somma è giunta.
La tassa di soggiorno: amata o odiata, ecco come potrebbe cambiare e perché
Presto la tassa di soggiorno potrebbe subire una modifica sostanziale. Si parla di 5 euro per un pernottamento inferiore a 100 Euro, fino a 10 Euro per una stanza tra i 100 e i 400 Euro, fino a 15 Euro per una stanza tra i 400 e i 750 Euro. Infine, nel caso di un soggiorno in un hotel extralusso, cioè oltre i 750 Euro si arriverebbe a un massimo di 25 Euro. Il lauto ricavato verrebbe impiegato non solo nel settore turistico, ma anche per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Lo scopo dovrebbe essere quello di garantire una maggior equità tra chi può permettersi di spendere di più.
Il settore alberghiero, però, ha reagito subito con decisione davanti a questa iniziativa. Confindustria Alberghi ha sottolineato che le strutture di accoglienza non possono costituire una risorsa di facile accesso per i comuni. La presidente Maria Carmela Colaiacovo ha dichiarato di essere rimasta sorpresa che dopo mesi di proficui dialoghi si approvi un testo che smentisce i capisaldi su cui si basava la riforma in questione. Federalberghi ha aggiunto che l’incremento del 40% del tetto massimo per il Giubileo, con il passaggio da 5 a 7 Euro, era già stato un colpo non trascurabile per le imprese. Un nuovo incremento potrebbe penalizzare la competitività delle destinazioni nostrane. L’associazione domanda di applicare, invece, una corretta disciplina di bilancio agli enti locali.
Inoltre l’imposta di soggiorno potrebbe essere estesa a tutti i 7.904 comuni italiani che vorranno adottarla, mentre, al momento, tocca solo i capoluoghi, le unioni di comuni e quelli turistici. A quel punto, il Ministero del Turismo ha voluto precisare che le conversazioni con le diverse associazioni di categoria non sono ancora terminate e che, anzi, sono ancora in corso e proseguiranno anche a settembre. Nel complesso, nel 2023 il tributo ha fatto guadagnare 702 milioni di Euro. Per i comuni più grandi come Roma questo vuol dire incassi superiori a 100 milioni di Euro. Chi vincerà?